Robot Damare e Servizi Ecologicoi del Porto di Genova: nuova collaborazione

Al via la collaborazione tra Robot Damare e Sepg- Servizi Ecologici del Porto di Genova. La Società, che si occupa di salvaguardia del mare, per tutto il 2020 sostiene il progetto didattico interattivo Robot Damare portandolo in venti istituti scolastici di Genova.

Questo mese comincia la formazione nelle scuole, sia per i docenti sia per i ragazzi, durante la quale verranno alternate lezioni didattiche, attività formative, esperienze creative ed esperienze pratiche per favorire l’apprendimento di informazioni sull’ambiente marino e sull’inquinamento dello stesso. Lo scopo è facilitare la trasformazione del modo di pensare e di agire degli utenti e creare un futuro più sostenibile.

I docenti in quattro ore di formazione certificata dal MIUR come corso professionale, apprenderanno come utilizzare le dispense didattiche fornite nel kit Robot Damare, studieranno gli organismi marini e come la tecnologia può essere al servizio della rappresentazione della ricchezza del mare, approfondendo anche il tema dell’inquinamento marino. Ma non solo, impareranno a costruire un mini-robot subacqueo con materiali di riciclo e di riuso.

I ragazzi, invece, svolgeranno due laboratori di edutainmnet! In quattro ore di divertimento impareranno come la tecnologia può aiutare a tutelare l’ambiente, conosceranno le bellezze del mare e i suoi abitanti, approfondiranno il tema dell’inquinamento marino da plastica e apprenderanno come diventare “plastic free” e quali sono le buone pratiche da adottare. Naturalmente non sarà solo teoria, in programma un’attività di robotica creativa: è prevista la realizzazione di un mini robot subacqueo con materiali riutilizzati, l’immersione dello stesso in grosse vasche d’acqua dolce e la dimostrazione di idrodinamicità mettendo in pratica una navigazione in assetto neutro. Il laboratorio di formazione si concluderà con un’esperienza emozionante e coinvolgente: l’utilizzo in mare di un Rov- Robot sottomarino dotato di telecamera, che permetterà ai ragazzi di vedere in diretta ciò che si trova sotto la superficie e di conoscere in prima persona il problema dell’inquinamento!

 

Servizi Ecologici Porto di Genova

E’ una Società costituita nel 1986 dall’Autorità Portuale di Genova, per l’espletamento dei servizi e di salvaguardie ambientali. La Società assicura all’Autorità Portuale un servizio di reperibilità e pronto intervento 24 ore su 24, in grado di attivare operazioni di emergenza. A tale proposito è istituito un presidio costante, costituito da battelli ecologici con adeguati equipaggi e mezzi, in grado dì intervenire per fronteggiare ogni possibile situazione di inquinamento marino derivante dallo sbarco/imbarco di prodotti petroliferi, chimici e petrolchimici. La società interviene autonomamente su richiesta dell’autorità marittima o dei diretti responsabili, in tutti i casi di sversamento a mare di prodotti inquinanti, dentro o fuori dalla delimitazione portuale, siano essi di modesta od elevata entità.

SEPG svolge servizi di varia natura, dalla bonifica, rimozione e smaltimento rifiuti, alla prevenzione dell’inquinamento, al controllo ambientale, al monitoraggio delle acque sotto l’aspetto chimico fisico e biologico. Fornisce supporto e consulenza in materia di controllo ambientale ed ecologico, e di prevenzione, controllo e gestione dei livelli di inquinamento marino. SEPG lavora sulla base di schemi organizzativi volti all’ottimizzazione dell’impiego di tecnologie innovative, a tal fine ha da tempo sviluppato attività di progettazione e ricerca con la collaborazione dell’Università di Genova
SEPG è la Società Concessionaria del servizio di pulizia, disinquinamento e monitoraggio degli specchi acquei del porto di Genova, compresi i bacini di Prà-Voltri e Multedo.

 

Strategia 5R: un metodo per ridurre l’inquinamento da plastica

Per proteggere il mare dall’avanzamento dell’inquinamento da plastica e mettere le basi per un futuro più “green”, è necessario intervenire subito creando una società più consapevole e orientata alla salvaguardia dell’ambiente.

Per tutelare la terra in cui viviamo è, quindi, fondamentale il contributo di tutti noi. E’ necessario che le popolazioni di tutti i Paesi al Mondo apprendano, mettano in pratica e infine diffondano alcune buone pratiche e si lascino alle spalle la cattiva educazione ambientale.

Sono poche e semplici azioni, che se applicate dalla collettività quotidianamente, possono cambiare le sorti del pianeta. Allora perché non cominciare a farlo?

 

 

Le buone pratiche:

  • Scegliere confezioni famiglia a quelle monodose (imballaggi usa e getta sono tra gli inquinanti più distribuiti al Mondo);
  • Fare attenzione alle scadenze dei prodotti per evitare di sprecarli;
  • Buttare meno vetro possibile, cercare di riutilizzare il prodotto il più possibile;
  • Scegli oggetti con “vuoto a rendere” e i prodotti con materiali recuperati;
  • Ricordare che l’alluminio è un metallo “prezioso” che può essere riciclato;
  • Usare carta riciclata;
  • Fare sempre la raccolta differenziata!

Esiste anche una strategia che prende il nome di STRATEGIA delle 5 R, alla portata di tutti, grandi e piccini, che può aiutare il nostro mare e l’ambiente in cui viviamo a difendersi dall’inquinamento.

Sono solo cinque azioni da far entrare nella quotidianità dei tutti noi:

  1. Riutilizzare. Comprare solo quello di cui hai bisogno, che si possa utilizzare in diversi modi e magari che sia senza imballaggio.
  2. Riusare. Allunga la vita ai prodotti pensando come riusare prima di farlo diventare un rifiuto.
  3. Ricicla. Fare la raccolta differenziata.
  4. Raccogliere. È fondamentale anche raccogliere il più possibile la plastica o i materiali che si trovano in mare o sulle spiagge.
  5. Raccontare a amici e parenti la Strategia delle 5 R e divulgare il più possibile il proprio contributo per la tutela dell’ambiente.

Un metodo facile da ricordare e da adottare…Provate anche voi, insieme si può fare la differenza!

Il Mediterraneo, uno dei mari più inquinati al Mondo.

Uno dei mari più inquinati al Mondo: il Mediterraneo. Sotto alle distese di acqua cristallina, si cela una discarica di plastica. Secondo uno studio di Greenpeace  questo tratto di mare che ormai si è trasformato in accumulo di rifiuti, la maggior parte dei quali  (il 95%)  è costituito da materie plastiche. Alcuni monitoraggi, effettuati nel 2015[1], infatti, confermano che la densità media di plastica presente nel bacino del Mediterraneo è di 1 – 4 pezzi per metro quadrato, una quantità pari alla somma  di rifiuti plastici dei cinque vortici subtropicali.

 

Il Mar Mediterraneo è un tratto di mare un bacino semi chiuso con una superficie di 2,6 milioni di chilometri quadrati, collegato all’Oceano Atlantico solo attraverso lo Stretto di Gibilterra, l’acqua ha un tempo di permanenza di circa 100 anni.[2] Il ridotto passaggio d’acqua tra il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico, determina quindi l’accumulo di rifiuti galleggianti nel bacino del nostro mare.

A portare una grande quantità di rifiuti in questa zona di mare contribuiscono due fattori: l’alta densità della popolazione e l’intenso traffico marittimo. Le zone costiere della regione sono, infatti, popolate da 427 milioni di abitanti, circa il 7 per cento della popolazione mondiale e durante i mesi estivi attirano il 25 per cento del turismo annuo internazionale. Il Mediterraneo ha, inoltre, un notevole traffico marittimo commerciale e ricreativo: il 30 per cento del traffico marittimo globale passa attraverso questo mare.[3] La conseguenza diretta è l’accumulo di rifiuti di origine antropica come la plastica, il vetro, il legno e la gomma, che si riversano nella colonna d’acqua, sulle spiagge e sui fondali marini.

 

I rifiuti non sono distribuiti uniformemente, ma tendono ad accumularsi in prossimità delle coste, in particolare lungo le aree urbanizzate, lungo le rotte di navigazione commerciale o da diporto e nei canyon sottomarini[4]. I trend temporali indicano che l’abbondanza di plastica nel Mediterraneo sta aumentando. Lo studio “Floating plastic debris in the Central and Western Mediterranean Sea”[5] riferisce che nei campionamenti con reti da traino condotti nel 2011 e nel 2013, la plastica rappresentava il 96,87 per cento di tutti i detriti galleggianti nel Mar Mediterraneo.

 

 

[1] Cózar, A., Sanz-Martín, M., Martí, E., González-Gordillo, J. I., Ubeda, B., Gálvez, J. Á., Irigoien, X. & Duarte, C. M. Plastic accumulation in the Mediterranean Sea. PLoS One 10, e0121762 (2015).

[2] Ramirez-Llodra, E., De Mol, B., Company, J. B., Coll, M. & Sardà, F. Effects of natural and anthropogenic processes in the distribution of marine litter in the deep Mediterranean Sea. Prog. Oceanog. 118, 273–287 (2013). http://doi. org/10.1016/j.pocean.2013.07.027

Cózar, A., Sanz-Martín, M., Martí, E., González-Gordillo, J. I., Ubeda, B., Gálvez, J. Á., Irigoien, X. & Duarte, C. M. Plastic accumulation in the Mediterranean Sea. PLoS One 10, e0121762 (2015).

Tubau, X. Canals, M., Lastras, G., Rayo, X., Rivera, J. & Amblas, D. Marine litter on the floor of deep submarine canyons of the Northwestern Mediterranean Sea: the role of hydrodynamic processes. Prog. Oceanogr. 134, 379–403 (2015).

[3] UNEP/MAP (2015). Marine Litter Assessment in the Mediterranean, United Nations Environment Programme/ Marine Action Plan, Athens, (2015).

[4] Pham, C. K., Ramirez-Llodra, E., Alt, C. H. S., Amaro, T., Bergmann, M., Canals, M., et al. Marine Litter Distribution and Density in European Seas, from the Shelves to Deep Basins. PLoS ONE 9. e95839 (2014). https://doi. org/10.1371/journal.pone.0095839

Ruiz-Orejón, L. F., Sardá, R. & Ramis-Pujol, J. Floating plastic debris in the Central and Western Mediterranean Sea. Mar. Environ. Res. 120, 136–144 (2016).

[5] Ruiz-Orejón, L. F., Sardá, R. & Ramis-Pujol, J. Floating plastic debris in the Central and Western Mediterranean Sea. Mar. Environ. Res. 120, 136–144 (2016).

 

Il mare e la sua importanza, l’inquinamento e la sua forza distruttiva

Il mare ha un ruolo fondamentale per la nostra esistenza e per la salute dell’intero Mondo. Rappresenta l’origine della vita sulla Terra, regola il clima, produce la maggior parte dell’ossigeno, rende il Mondo abitabile e nutre gran parte della popolazione umana. Ora questo stesso mare è molto malato e la responsabilità è anche nostra!

L’inquinamento che l’uomo ha prodotto e accumulato in decenni e decenni di storia, ormai ha danneggiato la salute del mare in modo mai visto prima, ha rovinato il suo habitat e addirittura ha cambiato il clima mondiale.

Il problema quindi riguarda l’intera popolazione terrestre. Nel Mondo esiste un’unica grande distesa d’acqua che ricopre il 71% del pianeta. Anche se non è facile da comprendere, l’oceano è uno solo, indiviso, senza interruzioni, completamente collegato e convenzionalmente suddiviso in quattro grandi bacini: Pacifico, Atlantico, Indiano e Artico[1]. Questa unicità implica che l’inquinamento marino, prodotto da qualunque tipo di materiale inquinante, possa circolare con facilità da un capo all’altro della Terra[2]. In pratica l’intero globo oggi è sommerso dai rifiuti, la maggior parte dei quali è di plastica.

«Se non cambieremo il modo in cui produciamo e usiamo la plastica, ci sarà più plastica che pesce nei nostri oceani entro il 2050. Dobbiamo impedire che la plastica entri nell’acqua, nel cibo e persino nel corpo. L’unica soluzione a lungo termine è ridurre i rifiuti, riciclando e riutilizzando di più. Si tratta di una sfida che i cittadini, l’industria e i governi devono affrontare insieme[..]. Dobbiamo investire in nuove tecnologie innovative che garantiscano la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente, mantenendo al contempo la competitività della nostra industria»[3]. È quanto ha dichiarato Frans Timmermans, responsabile per lo sviluppo sostenibile della Commissione Europea durante la riunione plenaria del Parlamento a Strasburgo, il 16 Gennaio 2018, per sviluppare una strategia contro i materiali plastici che stanno invadendo il pianeta.

I dati sull’inquinamento del mare parlano da sé: il 90 per cento dei detriti inquinanti presenti nelle spiagge è costituito da plastica[4]. Già nel 2002 a livello globale la plastica rappresentava il 60-80 per cento di tutti i rifiuti marini [5]. Non esiste, però, un dato numerico che con certezza rappresenti il volume totale di plastica presente negli oceani di tutto il mondo, perché risulta impossibile poter calcolare nell’immensa vastità del mare la quantità dei rifiuti. Le valutazioni, infatti, sono stimate in base a diversi livelli di calcolo[6] e per questo vi è una grande disparità dei quantitativi.

Una delle ipotesi più recenti è quella calcolata nel 2016 dalla fondazione Ellen MacArthur [7] l’istituzione leader nel mondo per lo sviluppo dell’economia circolare, che ha contato oltre 165 milioni di tonnellate di plastica in mare. Un modello teorico quantitativo del 2014 ha stimato 5.250 miliardi di pezzi di rifiuti plastici, del peso di 268.940 tonnellate, che galleggiano nei mari di tutto il pianeta. Un dato, però, che non ha tenuto in considerazione le plastiche presenti sui fondali o sulle spiagge[8].

 

Studi del 2015 hanno computato circa 600mila tonnellate di plastica fluttuante nei primi quindici centimetri di acqua, quantitativi che corrispondono a più di 50mila miliardi di pezzi di plastica[9].

Le cifre continuano a crescere, ormai i detriti plastici si trovano ovunque, dalla superficie ai fondali più profondi del mare. Da un’indagine condotta da due ricercatori italiani[10] è emerso che non esiste nemmeno più una spiaggia al mondo che non sia contaminata dalla plastica.

Già nel 2010 erano presenti tra gli 4,8 e i 12,7 milioni di tonnellate di plastica riversate nell’oceano da 192 Paesi costieri[11]. Ora si parla di 8 – 12 milioni di tonnellate[12] di plastica scaricate in mare ogni anno[13]. Numeri esorbitanti, tanto che per poterli comprendere è meglio paragonarli all’immagine di un grosso camion di rifiuti che ogni minuto riversa il suo intero carico in mare[14]. Pensiamo a questa immagine e moltiplichiamola per tutti i minuti che abbiamo in un giorno, 1440, e poi per i 365 giorni che abbiamo in un anno e l’idea può cominciare a prendere forma nella nostra mente.

Secondo l’indagine “Plastic waste inputs from land into the ocean “[15] se le strategie di gestione dei rifiuti dovessero rimanere invariate, la quantità di plastica che entrerà negli oceani aumenterà di dieci volte entro il 2025.

 

[1] Unesco – Report Unesco. Ocean Litteracy for all. Published by the United Nations Educational, Scientif &Cultural Organization 2017.

[2] http://www.oceanliteracyitalia.it/che-cosa-e-locean-literacy/sette-principi/la-terra-ha-un-unico-grande-oceano-con-diverse-caratteristiche/9

[3] http://europa.eu/rapid/press-release_IP-18-5_en.htm  (gennaio 2018-consultato giugno 2018)

[4] Pasternak, G., Zviely, D., Ribic, C. A., Ariel, A. & Spanier, E. Sources, composition and spatial distribution of marine debris along the Mediterranean coast of Israel. Mar. Poll. Bull. 114, 1036–1045 (2017).

[5] Derraik, J. G. B. The Pollution of the Marine Environment by Plastic Debris: A Review. Mar. Pollut. Bull. 44, 842–852 (2002).

[6] Greenpeace Un_Mediterraneo_pieno_di_plastica. Ricerca sull’inquinamento marino derivante dalla plastica, impatti e soluzioni (2017).

[7] Ellen MacArthur Foundation – The new plastics economy rethinking the future of plastics (2016).

[8] Eriksen, M., Lebreton, L. C. M., Carson, H. S., Thiel, M., Moore, C. J., Borerro, J. C., Galgani, F., Ryan, P. G., Reisser, J. ‘Plastic Pollution in the World’s Oceans: More than 5 Trillion Plastic Pieces Weighing over 250,000 Tons Afloat at Sea.’ PLoS ONE 9(12): e111913. doi: 10.1371/ journal. pone.0111913 (2014).

[9] Van Sebille, E., Wilcox, C., Lebreton, L., Maximenko, N., Hardesty, B., van Franeker, J., Eriksen, M., Siegel, D., Galgani, F. & Law, K. ‘A global inventory of small floating plastic debris.’ Environ. Res. Lett. 10, 124006 (2015).

[10] Aliani, S., Griffa, A., Molcard, A., 2003. Floating debris in the Ligurian sea, North Western Mediterranean. Marine Pollution Bulletin 46, 1142-1149.

[11] Jambeck, J. R., Geyer, R., Wilcox, C., Siegler, T. R., Perryman, M., Andrady, A., Narayan, R. & Law, K. L. Plastic waste inputs from land into the ocean. Science 347, 768–771 (2015).

[12] http://www.ansa.it/canale_ambiente/notizie/focus_energia/2018/05/04/plastica-ogni-anno-8-mln-di-ton-di-rifiuti-arrivano-negli-oceani_14613677-d1d4-40c3-b084-5c1c04201219.html (consultato giugno 2018)

[13] https://www.youtube.com/watch?v=6zrn4-FfbXw (consultato giugno 2018)

[14] https://www.facebook.com/worldrise/videos/934719606688465/ – Maria Sole Bianco, Wordrise (giugno 2018 – consultato giugno 2018)

[15] Jambeck, J. R., Geyer, R., Wilcox, C., Siegler, T. R., Perryman, M., Andrady, A., Narayan, R. & Law, K. L. Plastic waste inputs from land into the ocean. Science 347, 768–771 (2015).

 

Cos’è Robot Damare

Robot Damare è il percorso didattico interattivo che intende salvaguardare il mare dall’inquinamento da plastica. Utilizza tecnologie digitali e robot per insegnare ai bambini le buone pratiche per salvare il l’ecosistema marino.

Il progetto punta a creare una società consapevole e rispettosa verso l’ambiente tanto da garantire un futuro sostenibile. Il target che vuole raggiungere è, infatti, quello degli adulti di domani, ovvero i bambini dell’età compresa tra i 6 e i 12. «I ragazzi se oggi cambiano le proprie abitudini, possono invertire le sorti del mare – spiegano gli ideatori  – Ma non solo, sono anche in grado di portare il cambiamento nel presente trasmettendo le informazioni a casa e modificando le abitudini dell’intera famiglia».

Robot Damare alterna di lezioni didattiche interattive, attività formative, laboratori di robotica creativa ed esperienze pratiche; intervallando input digitali, utilizzo di robot ed escursioni pratiche.

Tale metodo definito edutainment (educationalentertainment), insegna divertendo: implica il coinvolgimento emotivo, favorisce l’apprendimento delle informazioni e porta alla trasformazione della condotta degli utenti.

Il progetto è stato ideato da Elisabetta Cantalini, subacquea ed esperta in comunicazione digitale e da Scuola di Robotica, ente formatore certificata dal MIUR che si dedica alla promozione dell’impiego consapevole dei nuovi mezzi ICT e dei robot.

 

 

Come si svolge

Robot Damare, propone lezioni in classe su dispense digitali, creazione di mini robot subacquei, raccolta dei rifiuti dalle spiagge o dai fondali e utilizzo in mare di robot.

Le dispense didattiche digitali, che includono testi, video, immagini e esercizi interattivi, fanno conoscere agli studenti il mare, le sue caratteristiche, gli organismi che lo abitano e presentano il problema dell’inquinamento. Il bambino, compiendo un viaggio virtuale nel blu, conosce il mare e le sue bellezze, scopre il vero significato di inquinamento e impara le buone pratiche per salvarlo e rispettarlo.

 

Il percorso propone poi un laboratorio di robotica creativa che insegna a mettere in atto le buone pratiche del riciclo, riuso e riutilizzo, studiate precedentemente in classe. Il bambino riutilizzando riciclando e riusando diversi materiali, impara a costruire un mini robot subacqueo. Giocando mette in pratica un comportamento rispettoso verso l’ambiente e apprende teorie o concetti della fisica come l’idrodinamicità e il principio di Archimede.

 

            

 

Un’altra esperienza divertente ed educativa è l’utilizzo in mare di un vero Robot subacqueo-Rov. Un tipo robot, dotato di telecamera, capace di filmare sotto il livello dell’acqua e di rimandare istantaneamente le immagini su un dispositivo remoto. I bambini, piloti del Rov, possono osservare sullo schermo l’inquinamento che fluttua in mare e conoscere da vicino alcuni degli organismi del mondo sommerso. Un’esperienza appassionante e divertente che permette agli studenti di fare proprie le informazioni acquisite prima sulle dispense e di convertire il comportamento e renderlo più “green”.

 

Il progetto si conclude con una escursione in mare finalizzata alla a pulizia dei fondali e delle spiagge. Anche questa rientra tra le attività che contribuiscono al cambiamento della condotta. Se il bambino vede e tocca con mano quello che sulle dispense era solo il concetto di inquinamento, può capire meglio il problema per poi modificare le proprie abitudini.